Vino e Piemonte sono un connubio ampiamente noto, riconosciuto e apprezzato dentro e fuori dal nostro paese. Il Piemonte produce ben cinquantuno tra vitigni autoctoni e internazionali, quasi esclusivamente su terreno collinare. L’uva prodotta è adatta alla vinificazione in bianco e in rosso per vini giovani o da invecchiamento, da pasto o da dolce. Scopriamo assieme quali sono i vini piemontesi da non perdere.
Le strade dei vini piemontesi
Si distinguono 7 strade principali che possono diventare teatro di piacevoli escursioni enogastronomiche. Vi sono quella del Canavese dove l’Erbaluce la fa da padrone e quella dei Colli Tortonesi, patria di molti prodotti tipici quali la pesca di Volpedo e le ciliege di Garbagna. Seguono la via Reale dei Vini Torinesi o sentiero della Malvasia e la Strada del Vino Monferrato Astigiano, terra di chiese romaniche e castelli. La via Astesana è centro nevralgico della produzione vitivinicola regionale (le Langhe sono a sud, sud-ovest, il Roero è a est, il Monferrato è a nord, l’Alto Monferrato è a est). La Strada dell’Alto Monferrato conduce su colline animate da fiere, mostre ed eventi tutto l’anno. La Strada dei Grandi Vini di Langa e del Barolo è, infine, famosa proprio per quest’ultimo meglio conosciuto come “il Re dei vini”. Scopri maggiori informazioni qui.
Vini piemontesi DOC
I vini con Denominazione di Origine Controllata vengono prodotti da uve raccolte in una determinata zona. Inoltre, seguono un disciplinare di produzione approvato con decreto ministeriale e generalmente hanno mantenuto la denominazione IGT (Indicazione Geografica Tipica) per almeno cinque anni.
In Piemonte si contano ben quarantacinque vini DOC tra cui spiccano i famosi Barbera d’Alba e del Monferrato. Sia fermo che vivace, questo vino è caratterizzato da un colore rosso rubino più o meno intenso e da un bouquet di profumi complesso. Si percepiscono infatti note di frutti rossi ma anche foglie secche, spezie, legno e vaniglia, legati all’invecchiamento in botti di rovere.
Si distinguono poi il Dolcetto d’Acqui, d’Alba, d’Asti e di Ovada dal colore rosso rubino intenso, tendente al porpora, e dal sentore di frutti rossi e neri, della viola e, in alcuni casi, con una nota di marzapane invitante.
Il Grignolino occupa un posto di rilievo per la sua spiccata acidità che ben bilancia alcuni piatti particolarmente conditi della tradizione culinaria piemontese. Un’ipotesi sull’etimologia del suo nome è proprio che derivi dal verbo “grigné”, cioè digrignare, per via del gusto acidulo che fa digrignare i denti.
Vini piemontesi DOCG
Quando un vino è stato almeno dieci anni tra i DOC, può passare alla Denominazione di Origine Controllata e Garantita e avere quindi ancora più prestigio. I vini piemontesi DOCG sono ventidue e tra questi vi sono delle vere delizie con una tradizione secolare.
Il Barbaresco proviene da uve Nebbiolo, prodotte esclusivamente nella provincia di Cuneo, e ha un invecchiamento obbligatorio minimo di 26 mesi o di 50 mesi per la Riserva. È un vino dal caratteristico colore rosso granato, dal profumo intenso e dal sapore asciutto, pieno e armonico. Alcuni raccontano che Barbaresco derivi il suo nome dai popoli Barbari che causarono la caduta dell’impero romano; secondo altre fonti, i Galli giunsero in Italia proprio perché attratti dal vino Barbaritium.
Il Barolo è prodotto anch’esso interamente da uve Nebbiolo, già apprezzate e consumate dai nobili di Casa Savoia nel 1600. Fu però il Conte Camillo Benso di Cavour insieme all’enologo francese Alexandre-Pierre Odart a contribuire al miglioramento dei processi di produzione e quindi alla creazione del Barolo. Questo vino, celebre in tutto il mondo, viene proposto in due versioni: secco o dolce (Chinato).
L’Erbaluce di Caluso è ideale con il pesce, i formaggi freschi e gli antipasti a base di verdure. Nella versione dolce si abbina molto bene con zabaione, budini e amaretti. La leggenda narra che Albaluce fosse una bellissima fanciulla, figlia del Sole e dell’Alba. A causa di un periodo di carestia, gli abitanti del suo villaggio decisero di cercare nuove terre da coltivare e prosciugarono il lago vicino costruendo un canale. Il fiume straripò e distrusse in un colpo solo tutte le popolazioni che abitavano attorno all’antico lago. Albaluce pianse per giorni e notti e le sue lacrime si trasformarono in tralci di vite che produssero uva bianca: l’Erbaluce.
Il Ruchè di Castagnole Monferrato è prodotto dal vitigno omonimo in un piccolo territorio nel Monferrato astigiano situato nella riva sinistra del fiume Tanaro. Come indica il disciplinare, ha un colore rosso rubino con leggeri riflessi violacei talvolta anche tendenti all’aranciato; il profumo è intenso, persistente, leggermente aromatico, fruttato, anche speziato con adeguato affinamento; il sapore è secco, rotondo, talvolta con sentori di legno. Risulta difficile stabilire con certezza la sua origine e per questo viene definito il “vino del mistero”.
Da provare: Monferace
A partire dal 2015 si affaccia nel panorama vitivinicolo piemontese il Monferace, un vino di grande personalità con un disciplinare di produzione ben preciso stabilito dall’associazione omonima. Viene prodotto da uve Grignolino al 100% e può essere commercializzato soltanto dopo un periodo minimo di affinamento di 40 mesi, di cui almeno 24 in botte di legno. Leggi questo articolo per conoscere un itinerario interessante e passare un weekend enogastronomico alla scoperta del Monferace.